Reportage dal chilometro più bello d’Italia che inizia ad essere meta turistica di grandi opportunità
Attualmente il turismo sposta nel mondo un miliardo e quattrocentomila persone l’anno e si stima che entro la fine del decennio saranno due miliardi. Negli anni Cinquanta del Novecento erano scarsi un milione.
Il dato ci pone il discrimine come la Calabria abbia oggi la possibilità di mettere a sistema una filiera economia di possibile sviluppo. Con un vantaggio, evitare di finire in quel fenomeno di iperturismo che oggi limita l’accesso al vacanziere, dalle bellezze di Venezia alle vette di Machu Picchu.
Benvenuti a Reggio Calabria che accoglie le prime avanguardie del turismo globalizzato sul chilometro più bello d’Italia, definizione riferita alla splendida via Marina che ti offre la Sicilia che quasi la tocchi per mano all’ombra di alberi maestosi. Claim ancora da sfruttare spiegando magari che è una leggenda metropolitana che lo slogan sia di Gabriele D’Annunzio, considerato che il Vate mai fu in città.
La promozione si deve alla voce di Nando Martellini che in occasione del Giro d’Italia del 1955 l’aveva ritenuta bella sentita dal giovane collega Adriano De Zan che a sua volta l’avrebbe orecchiata allo Sporting club locale. Anni dopo l’avvalorò il sindaco Scopelliti che per spirito di parte la voleva rendere parallela al motto “Boia chi molla”, altra incerta paternità dannunziana, assunta a notorietà con i moti del 1970, e su questo versante non sarebbe peregrino pensare in futuro ad un attrattore storico che racconti la Rivolta di Reggio Calabria, la quale resta ricordiamo il più grande fenomeno di insurrezione urbana del Novecento europeo.
Per il momento l’attrazione sono i Bronzi e il Museo Archeologico, il Duomo, il Castello, il clima mediterraneo, cibo delizioso e vita urbana poco contaminata dai modelli unificanti in tutto il pianeta.
Basta un week end per accorgersi che in città il turismo è arrivato. Comitive ristrette di stranieri con zaini e sandali sciamano con i loro zainetti tra le linee longitudinali di corso e lungomare attrezzate di borse termiche e sacchetti colmi di bontà gastronomiche locali acquistate in mercatini d’occasione e botteghe che offrono cardi sott’olio fatti in casa e ciliegie ferrovie da portare agli amici. Nei week end è già complicato assicurarsi un posto letto nei B&B che Reggio Calabria offre. È l’effetto Ryanair che sta producendo le prime ricadute. Parliamo con un giovane gestore che sta nel ramo da tre lustri. Molti stranieri, ma anche italiani. Si fermano ormai 4 giorni grazie al low cost. Prima con il turismo si lavorava solo a luglio e ad agosto, poi era tutto servizio al business. La prospettiva è profondamente cambiata. Le 8 nuove rotte (5 straniere e 3 italiane) su Reggio Calabria hanno i motori accesi. Una nota ufficiale di Aeroporti Calabria informa che anche il volo per Tirana ad aprile ha viaggiato con un coefficiente di riempimento al 76 per cento. Molto meglio per le altre destinazioni. Secondo Assearoporti siamo già ad 8.000 passeggeri a settimana, ma nella quota va considerato che sempre più messinesi in arrivo e partenza hanno abbandonata il lontano Fontanarossa di Catania preferendo il Tito Minniti reggino.
Non solo aerei. Anche i comodi treni hanno il loro ruolo con Trenitalia e Italo che ti sbarcano nella stazione ferroviaria disegnata secondo le armoniose linee razionaliste dell’architetto Mazzoni. Accoglienti e di pregio i mosaici che nei sottopassi mostrano e raccontano in bella evidenza gli attrattori turistici cittadini con tanto di Rcode per saperne di più. Meno adeguato, invece, che lo storico bar della stazione sia chiuso, anche se a cento passi offre tavolini e ristoro il bar di via Garibaldi, ma chi arriva o parte ha bisogno di avere servizio a pochi metri dal treno.
Al turista non organizzato fuori dalla stazione una pattuglia di cinque-sei taxi offre accompagnamento. Può capitare che il primo della fila veda una signora a fianco del guidatore. Non è un taxi prenotato. È la moglie dell’autista Bruno, che con i suoi 70 anni ben portati spesso si annoia a stare a casa da sola, e quindi accompagna il marito nelle corse lungo la città. Non si abbia paure di queste abitudini umane che differenziano Reggio Calabria da Marsiglia o Oporto dove tutto questo mai accadrebbe. I due coniugi dialogano con il viaggiatore italiano (ma credo anche con gli stranieri) in dialetto reggino regalando umanità viva e anche una dimensione folclorica che non dobbiamo più vivere come vergogna ma come autenticità del nostro vivere. Invece di omologarsi certo turismo esperienziale ha le sue simpatie dal volto umano. Mondi diversi dalla flotta di Uber che sta per arrivare in Calabria ma il turista avrà da scegliere per raggiungere anche i siti della provincia con quei nomi di favola che si chiamano Scilla, Riace, Pentadattilo. E tra i servizi che migliorano d’obbligo ricordare che da qualche mese con Trenitalia pagando biglietto unico si raggiunge sulla Jonica la Villa di Casignana, il migliore esempio di archeologia calabrese, connettendosi alla stazione di Bianco e arrivando a destinazione con bus dedicato.
A Reggio Calabria è iniziato anche il turismo da crociera. Episodico e da costruire, qualcuno invidia Messina che da decenni ha un suo asset turistico. Invitiamo alla riflessione sul punto. Il turismo da crociera è molto mordi e fuggi. Poche ore in un luogo con l’ansia di vedere il più possibile, anche qui l’iperturismo è subito dietro l’angolo, meglio proporre il turismo lento e rilassato che ti consente un aperitivo che ti accompagna diverse ore incontrando gente del posto e abitudini meridiane.
Sul chilometro più bello d’Italia sta la statua di Atena combattente eretta per ricordare che il re sciaboletta, Vittorio Emanuele III, era in navigazione a largo della Calabria con il suo vascello quando cablarono la notizia che il padre Umberto I era morto a causa dell’attentato di Monza dell’anarchico Bresci. Era già re quando pose il piede a Reggio Calabria da cui prese il treno reale per assolvere i suoi nuovi obblighi e le future tragedie. Quando nel 1932 la statua si pose sul piedistallo la Dea puntava la sua lancia verso il mare a difendere Reggio dagli stranieri. Italo Falcomata, che piantò i semi della rinascita di una città per lungo dolente, Atena la fece rivolgere con lo sguardo e l’arma verso la città. Un intuito sottile quello del professore nel volerci ricordare che molti nemici Reggio, come la Calabria tutta, i suoi nemici li ha spesso all’interno delle sue mura.
L’effetto Rynair è ancora all’inizio e speriamo che duri, ma il cronista travestito da turismo ne vede luci e ombre. A sera tardi, se esci da un magnifico ristorante e sai che nelle vicinanze c’è un “Cesare” da gelato internazionale non puoi trovare il buio dell’illuminazione pubblica di via Marina perché il chilometro più bello d’Italia va illuminato come un Colosseo, anche perché risalendo una via perpendicolare poi trovi un imponente ufficio della Provincia vuoto nelle stanze ma tutte incredibilmente illuminate fino al suo ultimo piano. Luci e ombre, è ombra ogni sacchetto di spazzatura che al mattino inoltrato trovi in centro davanti ad esercizi commerciali o case private. Preferiamo le luci, come quelle che illuminano in Rete il ocumentario giapponese di Nkk word che nella sinossi di presentazione informa: “Reggio Calabria, uno dei gioielli dell’Italia meridionale”.
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